Disagio scolastico
Il disagio scolastico si può esprimere in diverse sfumature, che possono originare quadri sintomatologici differenti, ma aventi tutti denominatori comuni.
Disagio scolastico
Ecco qui alcuni dei disturbi riferiti dagli adolescenti che mi è capitato di incontrare durante il mio lavoro:
- Sintomi fisici come mal di pancia e/o mal di testa ricorrenti
- Sintomi ansiosi.
- Iperattività motoria.
- Atteggiamento oppositivo.
- Isolamento sociale.
- Comportamento distruttivo verso persone o oggetti.
- Assenza di impegno nello studio e nello svolgimento dei compiti.
Tutti questi sintomi sono il più delle volte il segnale di qualcosa che non sta funzionando come dovrebbe nel processo evolutivo dell’adolescente.
Quasi sempre questo ha a che fare con vissuti ben precisi:
- Sentirsi giudicati e non accettati.
- Sentirsi di deludere le aspettative di un genitore o un adulto.
- Sentirsi impotenti.
- Sentirsi indifesi.
Ecco alcuni tra i segnali più comuni di malessere legato al frequentare la scuola:
“Mamma non sto bene”, “mamma ho mal di pancia”, “prof, posso chiamare a casa che mi sento la febbre”, oppure, la vera e propria impossibilità di convincere tuo figlio ad alzarsi dal letto e andare a scuola, o ancora il mettere in atto comportamenti oppositivi nei confronti degli adulti, ignorare le regole, rendersi protagonisti di azioni lesive verso i compagni o verso materiali e oggetti presenti a scuola.
Un bambino o un ragazzo che rompe le penne, distrugge il proprio diario, torna a casa per l’ennesima volta senza materiale o viceversa, lo lascia a casa (e la maestra è costretta per l’ennesima volta a scrivergli un’altra nota), sta comunicando qualcosa nell’unico modo che in quel momento gli è possibile, ovvero attraverso comportamenti e gesti colmi di rabbia, frustrazione o tristezza.
Sembrano bambini e adolescenti che in tutti i modi cercano di sabotare ogni tuo tentativo di aiutarlo a migliorare nel suo percorso scolastico. Sembra quasi, anzi pensi che lo fanno apposta, che te lo fanno per dispetto.
Cosa si cela dietro questi comportamenti ormai sempre più diffusi?
La realtà è che molto spesso a loro dell’andamento scolastico non gli interessa molto, o meglio gli interessa nella misura in cui sanno di poter essere apprezzati e amati grazie ai voti “belli”.
Sentono che l’andare a scuola inizia ad avere a che fare col dover fornire una certa prestazione, e ciò li spaventa, li rende ansiosi, fragili, nervosi. Il loro comportamento distruttivo, il loro non rispettare più le regole, il loro non studiare, o, nei casi più estremi, il loro rifiutarsi di andare a scuola, diventa un messaggio di protesta, il loro modo di opporsi alle aspettative di genitori e insegnanti.
Lo so, a te non sembra di mettergli pressione, non lo assilli dicendogli di fare i compiti o che deve prendere bei voti. Ti sembra di lasciarli spazio e di dargli affetto. Li vuoi bene, e ti interessa solo che sia felice.
Spesso, le aspettative, i giudizi, i pensieri che abbiamo verso un’altra persona vengono comunicate a livello inconsapevole, attraverso gesti, comportamenti, atteggiamenti o toni di voce che possono tramutare parole innocue in messaggi di svalutazione, sfiducia e non accettazione.
Cosa puoi fare tu?
Cerca tu per prima/o a non sentirti giudicato dal voto o dal giudizio dato a tuo figlio dall’insegnante:
Lo so, può sembrarti strana questa mia affermazione, ma ti assicuro che il più delle volte genitori e insegnanti si sentono loro stessi responsabili per l’andamento scolastico del proprio figlio o del proprio alunno.
“Se va male a scuola è colpa mia”, “non sono una brava insegnante, o non sono una madre o un padre all’altezza”, “mio figlio e meno intelligente del figlio degli altri genitori, sarà un fallito nella vita”.
Questi sono solo alcuni dei pensieri che passano per la testa di coloro che si trovano ad essere coinvolti nel processo di crescita degli adolescenti e sono pensieri del tutto comprensibili. Tuttavia, ogni adolescente ha valore in quanto essere umano unico e irripetibile e ha diritto a sviluppare il suo personale talento.
Questo vale per tutti, anche per te. Quindi non giudicarti né come genitore, né come insegnante, così da non giudicare neanche tuo figlio o il tuo alunno.
Elimina eccessive aspettative e sviluppa un sentimento di accettazione incondizionata:
Questo concetto è legato a quello precedente. Evita di confondere i tuoi desideri e i tuoi bisogni con quello di tuo figlio. Lui non deve andare a scuola per soddisfare i tuoi bisogni di essere orgoglioso di lui o di provare gioia nel sapere che prende dei bei voti. Se questo succederà tanto meglio, non c’è nulla di male a condividere la soddisfazione nel riuscire bene nel percorso scolastico. Ma se le cose non dovessero andare secondo le tue aspettative non sentirti delusa o frustrata. Puoi incoraggiarlo a fare meglio, chiedergli che effetto gli fa prendere un brutto voto, o come si trova con i compagni, cosa pensa della scuola. Lo puoi ascoltare, gli puoi fare domande, puoi condividere con lui emozioni piacevoli o spiacevoli, ma evita di attribuire a lui la responsabilità dei tuoi stati d’animo.
Quando rivolgerti ad un esperto?
Non c’è una risposta standard a questa domanda. Ogni situazione va valutata in maniera specifica perché ogni caso possiede caratteristiche precise che lo rendono unico e diverso dagli altri.
Sicuramente posso dirti che secondo la mia esperienza è bene non lasciare che il disagio si cronicizzi. Quindi nel momento che si manifestano alcuni dei segnali e dei comportamenti che ti ho precedentemente descritto, è bene farsi aiutare da un professionista competente in questo ambito.
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