Una delle preoccupazioni che sento più spesso da genitori e insegnanti è quella della presunta correlazione tra “giocare ad un videogioco violento” e diventare un bambino o un ragazzo violento.

“Mio figlio passa un sacco di ore a giocare a quel gioco dove si continuano a sparare e ho paura che possa diventare manesco”, oppure “da quanto Luca si è messo a giocare a quel gioco dove deve continuamente uccidere le persone, non è più lo stesso ragazzo di prima, lo vedo cupo e più arrabbiato”.

È abbastanza diffusa l’idea nell’opinione pubblica e nei media che ci sia un’influenza diretta tra giocare ad un videogioco violento e diventare una persona violenta.

Cosa c’è di vero in questa convinzione?

Apprendimento per Imitazione

Albert Bandura, un famoso psicologo infantile di origine canadese, ha teorizzato come i bambini tendono ad apprendere per imitazione.

Il succo della sua teoria è che un bambino tende ad imitare ciò che osserva fare ripetutamente da un adulto di riferimento, ovvero quell’adulto verso cui il bambino ha sviluppato un sentimento di vicinanza e affetto (un genitore, un insegnante, o un familiare che si prende cura di lui).

Tale teoria è poi stata avvalorata da numerose ricerche che hanno dimostrato come l’imitazione è uno dei mezzi più efficaci con cui apprendere un determinato comportamento.

Tutti noi oramai siamo soliti utilizzare YouTube per imparare a fare una cosa nuova. In qualche modo stiamo mettendo in pratica un apprendimento per imitazione.
Si potrebbe pensare che, allo stesso modo, anche interpretare un personaggio all’interno del videogame possa favorire un apprendimento per imitazione.
Certamente tuo figlio che gioca tutti i giorni ad un determinato gioco subisce una certa influenza.
Ricorda però che uno dei fattori principali che veicolano l’apprendimento è dettato dalla componente affettiva. Come sostiene Bandura, l’imitazione è tanto più forte quanto più è intenso il sentimento d’amore nei confronti della persona che funge da modello.
Solitamente cominciamo ad imitare o voler apprendere da quei personaggi che nella vita reale o su Internet, ci trasmettono un qualche tipo di emozione, ovvero che diventano per noi dei riferimenti affettivi.

Più tuo figlio avrà riferimenti affettivi positivi da cui apprendere, meno sarà tentato di seguire altri modelli.

Reale e Virtuale sono la stessa cosa?

Per quanto i videogiochi di ultima generazione siano in grado di far apparire l’ambiente virtuale sempre più verosimile alla realtà esterna, il nostro cervello ha la capacità di distinguere queste due esperienze.
Devi sapere che diverse ricerche recenti hanno dimostrato come alcune regioni del cervello, in particolare l’emisfero di destra e il lobo parietale, si attivano maggiormente quando ci troviamo davanti ad una esperienza reale. Infatti, è grazie a questo emisfero che noi riusciamo a distinguere le relazioni tra le parti del nostro corpo e lo spazio che ci circonda. Tale aspetto è fondamentale per renderci consapevoli di noi stessi e degli altri.

Ulteriori studi compiuti sulla relazione tra bambini e adulti nei primi anni di vita hanno dimostrato come sia possibile già dai primi mesi di vita copiare i gesti e le azioni degli altri e capirne le intenzioni solo se questi sono eseguiti da esseri umani, mentre tutto questo non avviene con gesti equivalenti eseguiti da robot o strutture meccaniche.
Pertanto questi risultati, basati su evidenze biologiche, incrinano il credo comune della corrispondenza tra realtà e realtà virtuale e suggeriscono una più attenta valutazione della realtà virtuale in particolare nel suo utilizzo applicativo.

E quindi?

Nella stragrande maggioranza dei casi un adolescente, sebbene possa essere sicuramente influenzato da quello che osserva alla Tv, o dall’esperienza immersiva data da un videogioco, sarà capace di rendersi conto della differenza di un gesto violento compiuto realmente nei confronti di una persona rispetto a quello fatto attraverso il personaggio del suo videogioco preferito.

La violenza compiuta dai ragazzi non ha come causa l’utilizzo di videogiochi di guerra o sparatutto, piuttosto trova origine, il più delle volte, dall’avere subito o assistito a scene di violenza nel proprio contesto famigliare o amicale.
Il dolore e la rabbia per la violenza subita alimentano futuri gesti violenti andando così a generare un pericoloso circolo vizioso dal quale sembra difficile uscire.

Per questo è molto importante saper riconoscere le proprie emozioni, contenerle e trasformarle, così che possano servire da benzina positiva per la nostra vita.

Per ulteriori approfondimenti sull’argomento ti consiglio questa breve lettura:
Mappe diverse nel cervello per il mondo reale e quello virtuale

Se pensi che tuo figlio abbia difficoltà nella gestione delle emozioni, contattami e insieme vedremo come sarà possibile aiutarlo.

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