Ti preoccupa il fatto che tuo figlio va male a scuola? Ti sembra svogliato? Non ha alcuna motivazione nel cercare di migliorare la propria situazione?
Sono domande che molti genitori si fanno. Ci si chiede “ho sbagliato qualcosa?” “è colpa mia?”
Solitamente un genitore inizia a preoccuparsi quando vede suo figlio accumulare una serie di valutazioni negative che mettono a rischio la promozione finale. Se poi si tratta di ragazzi che hanno già affrontato una bocciatura, il timore di un fallimento totale del proprio figlio prende il sopravvento.
Quando si parla di ragazzi adolescenti di età compresa tra i 14 e 19 anni, bisogna rendersi conto che sono alle prese con diversi compiti evolutivi non sempre facili da coniugare.
I compiti principali sono:
- Lo sviluppo di un senso di identità (chi sono e cosa mi distingue dagli altri)
- La conoscenza e lo sviluppo della propria identità sessuale (a quale sesso sento di appartenere e quanto mi identifico con gli stereotipi tipici del genere maschile o femminile)
- Lo sviluppo di una identità sociale. (quando mi sento riconosciuto nel gruppo e/o tra i miei coetanei)
- L’integrazione dei mutamenti del proprio corpo che da infantile diventa adulto (mi piace il mio corpo?, piace agli altri? è abbastanza adeguato ai modelli che vedo attorno a me?).
- La formazione di sistemi di credenze, ideali e progetti rispetto al proprio futuro (cosa è importante per me? in che valori credo? cosa voglio fare nella mia vita?)
- Lo sviluppo delle proprie capacità cognitive e la presa di consapevolezza di esse (cosa so fare?, in cosa sono bravo? quali sono i miei punti di forza?)
Come vedi, non sono pochi i compiti con cui è alle prese un adolescente. Considera che il riuscire più o meno positivamente a portare a termine queste sfide, determinerà in maniera importante lo sviluppo della sua personalità adulta sul piano affettivo, sociale e lavorativo.
Questa premessa la faccio per farti comprendere che l’andare bene o male a scuola da un punto di vista didattico è solo una parte delle “faccende” di vita con cui è alle prese un adolescente.
Lo stesso andamento scolastico è influenzato, non solo dalle capacità di studio e di intelligenza, ma anche dalle situazioni sociali che un ragazzo incontra nei giorni trascorsi in classe.
Pertanto, il discorso è inevitabilmente ampio, e richiede sempre una conoscenza approfondita della situazione specifica.
Ora, proverò a cercare di rispondere a due domande chiave:
- Quali sono le cause?
- Cosa puoi fare tu?
- Quali possono essere le cause?
L’andamento scolastico è influenzato principalmente da due fattori:
- le capacità cognitive
- la componente emotiva/affettiva
Nella componente affettiva includo anche la motivazione.
Partiamo dal presupposto che senza motivazione sarà molto più difficile impegnarsi per raggiungere determinati obiettivi.
Dalla mia esperienza ho osservato che, spesso, l’assenza di motivazione è la prima ragione che incide sull’andamento scolastico.
Se non hai un buon motivo per fare una cosa, non la fai. Se non hai desiderio nel raggiungere la meta, non sei disposto a fare fatica.
Tuttavia, alle volte la motivazione è presente. Un ragazzo vuole studiare, è interessato ad avere dei buoni voti, non fosse altro che per far contenti insegnanti e genitori (vale anche questa come motivazione), ma non riesce.
In questo caso il problema può riguardare sia la sfera cognitiva, che quella emotiva.
Tra le difficoltà cognitive ci possono essere scarse capacità logiche, difficoltà di apprendimento, problemi a mantenere l’attenzione, difficoltà nel linguaggio.
Se percepisci che tuo figlio manifesta precise difficoltà in alcune di queste aree, confrontati con gli insegnati della scuola per vedere se è una percezione condivisa.
In questi casi, potrebbe essere utile trovare dei modi per aiutare il ragazzo. Per esempio, attraverso la messa in atto di programmi specifici di potenziamento cognitivo e/o l’organizzazione di visite specialistiche, allo scopo di identificare la presenza o meno di specifici disturbi dell’apprendimento.
Molto più spesso, tuttavia, il problema è di natura emotiva.
Paura del fallimento, eccessive aspettative da parte degli adulti, irrequietezza, sentimenti di tristezza e sconforto, assenza di desiderio, problematiche relazionali, prese in giro da parte dei compagni.
Queste sono solo alcune degli innumerevoli aspetti che possono celarsi dietro un insuccesso scolastico.
Il mondo emotivo e affettivo di un adolescente è ricco di emozioni e sensazioni contrastanti, che inevitabilmente influenzano le sue capacità cognitive e la sua motivazione.
Pertanto, quanto più l’adulto, che sia un genitore o un insegnante, sarà capace di avvicinarsi e comprendere la parte emotiva del ragazzo, tanto più sarà capace di motivarlo e aiutarlo nel percorso scolastico.
Cosa puoi fare tu?
Ritengo che la parte dove agire maggiormente come insegnante o genitore sia quella emotiva e motivazionale.
Puoi aiutare tuo figlio o il tuo alunno su diversi aspetti, te ne propongo alcuni:
1- Allenalo a tollerare la frustrazione
I ragazzi, anche quelli che non presentano problemi di apprendimento, traggono vantaggio dall’imparare a gestire la frustrazione.
Gestire la frustrazione senza esplodere o arrendersi è un’abilità essenziale per gli adolescenti e li aiuta a sentirsi più preparati e meno sconvolti quando le cose sono difficili per loro.
La difficoltà fa parte dell’apprendimento.
Tuo figlio sarà frustrato, ma puoi aiutarlo a sentire che ne è valsa la pena.
Puoi provare a fare insieme a lui alcuni compiti che gli risultano difficile, come scrivere una lettera, o qualche lavoro di giardinaggio. Suddividi il lavoro poco alla volta, ed elogialo ogni volta che raggiunge un piccolo obiettivo.
L’importante è concentrarsi sull’impegno, non sul risultato.
2- Valida i suoi sentimenti
Alle volte, può venire naturale davanti ad un ragazzo che vediamo in difficoltà dire frasi del tipo “forza, puoi farcela”, “Dai non arrenderti”.
Tuttavia, questo tipo di comunicazione può produrre l’effetto opposto a quello desiderato. Il ragazzo potrebbe sentirsi ancora più incompreso, frustrato, e arrabbiato per non riuscire a rispettare l’aspettativa dell’adulto.
Invece, cerca di validare i sentimenti di tuo figlio e cerca di entrare in empatia con ciò che sta attraversando. Condividi il fatto che studiare è veramente frustrante.
Ad esempio, potresti dire: “Sembra davvero difficile. Posso capire perché ti senti così frustrato. Mi sento frustrato anche io quando le cose sono difficili!
Tali conversazioni potrebbero anche aprire la porta per raccontare e mostrare a tuo figlio come potresti gestire qualcosa di veramente frustrante: essere tu il modello da cui apprendere.
3- Concentrati sullo sforzo, non sul risultato
Provare e riprovare, anche quando le cose sono difficili o il risultato è incerto, è una delle abilità più potenti che tuo figlio possa imparare.
Fai notare a tuo figlio o al tuo alunno quello che sta facendo di buono, invece di concentrarti sul risultato. Così lo aiuterai a sentirsi più a suo agio nel provare le cose, anche se sa che potrebbe non risolverle immediatamente. Fagli sapere che sei orgoglioso di lui anche se quello che ha realizzato non è perfetto.
Ad esempio, puoi usare una frase del tipo: “Sei stato davvero bravo a fare questo disegno, si vede che ti sei impegnato” invece di “Quel disegno sembra perfetto!”
4- Gestisci la tua Ansia
Essere ansiosi è del tutto umano, non sentirti sbagliata o sbagliato per questo.
Tuttavia, trasmettere la tua ansia a tuo figlio non è utile.
Cerca di ascoltarti e di essere consapevole dei tuoi sentimenti, delle tue aspettative, delle emozioni che si muovono attorno alla riuscita o meno di tuo figlio a scuola.
Cosa ti provoca sapere che forse verrà bocciato? Cosa provi quando le insegnanti ti dicono quanto faccia fatica?
Ti senti direttamente coinvolta?
Essere consapevole di queste cose può aiutarti a vivere con maggiore distacco e serenità il suo andamento scolastico e non vivere i suoi eventuali “fallimenti” come se fossero tuoi.
Un ragazzo deve essere libero anche di non riuscire, di fallire. L’importante che al suo fianco ci sia un adulto che lo sappia guardare sempre con fiducia e comprensione.
Se percepisci che la tua ansia è troppo difficile da gestire, forse potresti considerare l’opportunità di parlare con qualcuno esperto del settore che possa aiutarti a gestirla.
Nella mia pratica clinica, ho visto come, spesso, aiutare un genitore a vivere meglio i suoi sentimenti e le sue paure, sia di gran lunga più efficace che svolgere colloqui psicologici con i loro figli.
Spesso, senza che ce ne rendiamo conto, siamo noi stessi adulti a minare la motivazione all’apprendimento nei ragazzi, attraverso le nostre aspettative eccessive e la nostra tendenza a sentirci toccati in prima persona quando incontrano un fallimento.
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